giovedì 2 aprile 2015

Attraverso il vetro

Sono nata e cresciuta nelle campagne pontine, a pochi chilometri dalla città eterna. Per me il mare distava 20 minuti di treno o 15 d'auto. Il caos della metropoli era a 35 km da casa e per vedere la neve dovevi farti circa un'ora e mezza di viaggio.
Inverni freddi e umidi, estati bollenti e sudate.
Poi, a settembre del 2012, siamo partiti per Zurigo.
Buffo come la Svizzera fosse una delle mete che non avevamo mai considerato. Si pensava all'Inghilterra, l'Olanda, la Danimarca, la Germania... Si è fatto un pensierino persino alla penisola scandinava.
La Svizzera no, mai.
Semplicemente, non c'abbiamo mai pensato.
E così, ironia della sorte, siamo finiti a vivere nell'ultimo posto che avremmo mai preso in considerazione.

E' facile innamorarsi di questo piccolo stato.
L'ordine, l'educazione, la pulizia, la precisione e le immense vallate verdi ti conquistano in poco tempo. 
Ti manca il mare ma trovi un uso del lago che non ti saresti mai aspettata. Sempre pulito, pieno di impianti balneari, curato in ogni minimo dettaglio. L'estati diventano meno solari ma ti godi comunque temperature sopra i 30 gradi, senza l'umido che ti rende appiccicosa la pelle.
L'inverno ti mostra un mondo davvero diverso al quale eri abituato.
Niente umidità e neve come se non ci fosse un domani.
Temperature che scendono sotto lo zero quotidianamente, notti gelide che ti fanno trovare la ciotola del cane completamente ghiacciata. Eppure, temperature di tarda primavera in ogni casa o locale.
Impari ad uscire con vestiti primaverili anche quando fuori il termometro ha toccato i -10°C. Ti basta un cappotto caldo, guanti, sciarpa, cappello e degli stivali imbottiti che non si bagnano con la neve. In casa sempre magliette a maniche corte e scalza, se i tuoi riscaldamenti sono a pavimento.
Chiami casa con skype e ti ritrovi a parlare con un padre avvolto in maglioni pesanti, che gela quando fuori ci sono 4 gradi, mentre tu, con la tua t-shirt, ti volti a guardare la neve che cade copiosa e porta a -7 la temperatura esterna.

Inizi ad abituarti a vivere in un post che è una vera città ma che non conosce il caos nel quale tu sei abituato a vivere. Una città che conta 500 mila abitanti e i cui ingorghi sono rari e possono portarti via 30, 40 minuti al massimo. Dove, quando sei fermo in fila, ti trovi ad ammirare una volpe uscita dalla boscaglia che zampetta sul marciapiede, oppure se è mattina trovi i cervi al pascolo. Aironi, cicogne e falchi che solcano i cieli.

Poi ci sono le case. Diverse da quelle a cui ero abituata. Più basse, con tetti spioventi e vetrate immense. 
Quando vai in giro di sera e sei in auto ma non alla guida, finisci sempre con l'esser rapito da quelle vetrate. Con curiosità passi da casa in casa, ammiri arredi, partecipi a cene, guardi film in tv. La quotidianità serale di centinaia di famiglie è lì, lontana solo qualche metro.
Attraverso il vetro puoi immergerti in tutto questo, rare sono le tende che schermano le Wohnzimmer, così tipicamente svizzere. A volte con tocchi di stile chiaramente stranieri. Un bandiera portoghese qui, una spagnola lì, un quadro con il Colosseo in quella casa, un'altro con la Torre Eiffel nell'altra.

Mi piace vivere qui. Usare il lago in estate e avere decine d'impianti sciistici a pochi chilometri da casa. La città che si mischia alla foresta, il caos limitato e la multietnicità che non ti fa mai sentire pienamente straniero.


Tutte le foto sono miei scatti, fatti a Zurigo e dintorni. In estate, primavera ed inverno.


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