mercoledì 29 aprile 2015

Novelle & spin-off : come placare la smania

La parola saga e quella urban fantasy sono fin troppo legate. A volte, se si è fortunati  (o sfortunati, dipende...) ci si ferma ad una trilogia, altre volte i volumi salgono di numero in modo vertiginoso e così si ha un settimo, ottavo, nono volume o anche di più.
Personalmente, ho un debole per le saghe, specialmente da quando le leggo in lingua originale e posso recuperare i primi volumi tutti insieme, e perdermi completamente  in quel mondo. 
Tuttavia prima o poi capita di raggiungere le pubblicazioni d'oltre oceano e dar inizio all'attesa
Ed io odio l'attesa (sì, proprio alla Puffo Brontolone!).
Fortunatamente esistono le novelle. Quasi tutte le autrici/autori che adoro, seguo e che mi stanno facendo scalpitare per leggere il seguito, regalano novelle come fossero deliziosi antipasti. 
Belli da vedere, fantastici da assaporare, ma non sufficienti a placare la fame. Spesso troppo brevi e succulenti, mi lasciano con più smania di prima... Proprio come i sopracitati antipasti! 
Aprono lo stomaco e sono un perfetto inizio ma, se poi non ci si siede a tavola, il disappunto è totale.

Nonostante io sappia quanto siano nocivi, non posso farne a meno.

Giusto questa settimana mi sono ritrovata a leggerne due, due novelle spin-off. Brevi e incentrate su personaggi secondari, hanno il pregio di farti conoscere meglio quel mondo, assaporare i piccoli cammeo dei protagonisti e alleggerire brevemente quell'attesa che ti logora.

La prima è stata The Whitechapel Fiend (Tales from Shadowhunter Academy #3) di Cassandra ClareMaureen Johnson. Immagino che molti sappiano di cosa parli questa serie di racconti, chi sia il protagonista e via dicendo. In caso non lo sappiate vi invito a fermarvi QUI perchè i racconti contengono grossi SPOILER sia sulla fine di The Mortal Instruments che su quella di The Infernal Devices
In questo terzo volume le autrici sono state malvagie. Davvero, davvero crudeli. 
In primis, è troppo breve. Buona parte del volume è occupato dalla pubblicità dei precedenti libri e da uno snippet della prossima saga. 
Se questo non lo trovate già abbastanza cattivo, vi faccio alcuni nomi. Will Herondale, Tessa Grey, Jem Carstairs e Jace Herondale. TUTTI nello stesso racconto! Ah, dimenticavo... c'è anche un James molto piccolo e adorabile 
E Simon, ovviamente. Il quale, finalmente, fa una cosa giusta.

Ora, non si possono riunire così tanti personaggi meravigliosi e aspettarsi che il lettore ne esca intatto. 
Infatti, intatto non è la parola che avrei usato per descrivere il mio animo a fine lettura.
Essendo io, a quanto pare, una masochista, mi son detta:
"Ma suvvia, perché non prendere in mano anche Magic Dreams visto che ci siamo?"

E così ho fatto.

La saga di Kate Daniels è, attualmente, l'urban fantasy che preferisco. E' più una droga che un libro... Adoro la protagonista, mi sono presa una cotta madornale per il co-protagonista (oh Curran! I love you *_*), ho un debole per il clan delle Bouda e i suoi componenti e poi c'è Grendel, o Grendel 
Insomma, ho divorato quasi TUTTO quello che è stato scritto a riguardo, Magic Dreams era una delle poche novelle che mi mancavano.
E così ho aperto Magic Dreams (Kate Daniels #4.5) di Ilona Andrews
> (Se non conoscete la saga e/o non avete letto almeno fino al quarto volume, ovvero Magic Bleeds, vi SCONSIGLIO vivamente di continuare la lettura perchè potreste inciampare in qualche SPOILER che, in verità non sarà poi così disastroso eh... Ma io avverto comunque!) <
Troppo breve anche questa.
Sapevo che la protagonista sarebbe stata Dali. Sapevo anche del suo interesse per Jim, quel che non sapevo era come fosse Jim lontano da Curran. Conoscere la famiglia di Dali e Dali stessa è stato molto più affascinante di quanto pensassi! Un antipasto davvero delizioso! Peccato solo che il 4 Agosto non sia proprio dietro l'angolo... Ed io ho BISOGNO di Magic Shift!! Fortuna che ho ancora una novella da leggere... *__*

E voi? Sono l'unica ad avere questo rapporto d'odio e amore con le novelle e gli spin off rilasciate dagli autori?

venerdì 24 aprile 2015

Made in Italy: Vuoi vedere che è proprio amore?

Ricordo benissimo il come, il dove e il perché del mio incontro con Viviana Giorgi. Un'offerta di Amazon, un titolo davvero particolare "Bang Bang. Tutta colpa di un gatto rosso" e un viaggio di almeno quattro ore in treno. Era l'estate del 2013 e io, per la prima volta, varcavo il cancello del Borgo e lasciavo che il gattaccio rosso mi conquistasse.
Non sono propriamente una fan del made in Italy. Ho autori che adoro, come Francesco Dimitri, di altri sono piuttosto scettica. Specialmente se parliamo di romance.
Eppure, Viviana Giorgi è stata una piacevole sorpresa.
Un modo di scrivere frizzante, divertente, mai troppo sdolcinato o sconcio, nessuna catastrofe super triste che rende la lettura pesante ma, soprattutto, originale.
Così, quando è uscito Vuoi vedere che è proprio amore? non ho esitato a cliccare sul pulsante tentatore di Amazon. C'era il Borgo, c'era il gatto rosso e una trama che prometteva scintille! 
Doveva essere mio.

Ecco la trama, così come la riporta Amazon:
"È possibile che la vita viri dal grigio al rosso, passando per il rosa, nell’attimo di un respiro? A sentire Piera Aldobrandi, insegnante di inglese single, salutista e aspirante fotografa, la risposta è sì. Perché, quando incontra il cinico Jean, uno che segue le regole della statistica anche con le donne, l’amore esplode dentro di lei con il calore di una ballata irlandese, finendo per colpire, oltre la sua vita, anche il suo guardaroba che da grigio diventa rosso fuoco. Tutto inizia nel borgo milanese di Bang Bang. Tutta colpa di un gatto rosso, ma poi la storia si sposta in un’Irlanda che più romantica di così non si può, punteggiata da un coro di personaggi divertenti e improbabili e dalle canzoni eterne dei Beatles. Il gatto rosso? C’è anche lui, e se la ride sotto i baffi."

Se vi aspettate un maschio alfa, ricco, strafottente e semi perfetto, rimarrete delusi. Così come se vi aspettate la sciacquetta di turno, tutto shopping e purezza.
Vuoi vedere che è proprio amore? è un concentrato di personaggi tanto reali quanto spassosi. 
La narrazione si alterna tra i due protagonisti, con qualche sporadica apparizione di Didi. Questo ci permette di capire un po' di più dei personaggi, dell'evoluzione della storia e ci strappa ben più di un solo sorriso.
Partiamo da Piera Bambi Aldobrandi, la nostra eroina, professoressa dal cuore tenero con la passione per la fotografia, un pessimo gusto estetico e la mania del mangiar sano. 
Poi abbiamo Jean Tonton De Braud, uomo d'affari che ha fatto della statistica la sua vita e la sua fortuna, con un profumo da sentirsi male, un blackberry guastafeste e una sexy Norton Commando del 1973 rossa fuoco
Come non menzionare Diamante Didi De Braud? La nipote che tutti vorremmo! Con un futuro da personal shopper o chissà, magari altro... Irriverente, cocciuta ma dannatamente dolce! Impossibile dirle di no, specialmente quando i suoi occhioni sono pieni di lacrime (vere o no, questo è arduo da capire).
E poi ci sono l'amiche del Borgo, adorabili come sempre! Con le serate film, i consigli piccanti e quell'amicizia che sono in pochi ad aver sperimentato ma che ti fa sempre sentire protetta e al sicuro.
Infine, ma non ultimo per importanza, il gatto rosso! In realtà ce ne sono due ma guai a metterli sullo stesso piano... Non vorrei assolutamente che il gattaccio rosso numero 1 si offendesse!
Tra la quotidianità di Milano, una magica serata a Portofino e un week end tanto folle quanto romantico nelle bellissime terre irlandesi, questa storia non ha potuto che conquistarmi!
Una libro da cui è difficile staccarsi, evitare di divorarlo in un sol boccone, soprattutto quando la storia non solo ti affascina, trascinandoti nelle sue pagine, ma riesce anche ad accendere la tua curiosità nei più disparati campi!
Come quello della fotografia.
Perché Piera non solo è un'aspirante fotografa, sempre pronta ad immortalare il momento e considera la sua camera oscura il suo rifugio.
E' anche una patita del genere, pronta a citare la storia di quei scatti che l'hanno fatta emozionare, a parlare con passione di Anne Leibovitz e delle sue foto più conosciute. Come il famoso scatto di John e Yoko, fatto per la copertina di Rolling Stone lo stesso giorno (8 dicembre 1980) in cui John venne ucciso, oppure quello di Mick Jagger in accappatoio, nell'ascensore di un hotel, durante il tour del 1975 negli USA degli Stones.
E come la musica, tra un brano e l'altro degli intramontabili Beatles.

Tuttavia, una parte mi ha conquistato più delle altre.
"Ormai il buio era completo, l'aria era fresca e, ringraziando il cielo, il traffico sulla A4 scarso. La moto filava veloce sulla corsia di sorpasso e a lei pareva di volare. Con un sospiro si strinse a lui ancor di più e si crogiolò per un attimo in quell'intimità forzata, come se stessero condividendo molto più di una corsa in moto."
Andare in moto spesso è sottovalutato. E' una cosa che fa molto badboy ma nessuno si ferma mai a pensare quanto intimo sia. Non solo per la vicinanza, essere costretti a star vicini, abbracciati, mentre il vento ti schiaffeggia e la strada corre veloce. 
E' soprattutto fiducia. Significa affidare la propria vita a qualcuno e, se riesci a farlo smettendo di aver paura, imparando a seguire ed anticipare ogni movimento di chi guida, allora sei ben oltre l'intimità. Siete diventati un tutt'uno. 

Per farla breve.
Se non avete mai letto nulla di Viviana Giorgi ma amate le storie alla Susan Elizabeth Phillips o Kristan Higgins, correte a recuperare! Lasciate che il Borgo vi conquisti (Bang Bang. Tutta colpa di un gatto rosso)! Fate in modo di innamorarvi del country americano tra cow boy e cavalli (Tutta colpa del vento)o, se preferite, lasciate che sia un faro tra le bellissime coste del Maine a farvi sognare (Alta marea a Cape Love). Infine, perdetevi tra le verdi campagne irlandesi, tra alcool, mini e calcio gaelico (Vuoi vedere che è proprio amore?).

Il mio voto:
 4/5 stelle (direi anche 4 e ½ !)

mercoledì 8 aprile 2015

w...w...w... Wednesdays #1

Adoro la rubrica del mercoledì inventata dal blog Should Be Reading e che molti altri blog libreschi ripropongono, mi piace sapere cosa stanno leggendo, cosa hanno letto e cosa pensano di leggere le persone.
Così, visto che oggi è proprio mercoledì, ho deciso di proporre questa rubrica anche nel mio piccolo spazio!
Per cui cominciamo con le tre domande:

  • What are you currently reading? (Cosa stai leggendo?)
  • What did you recently finish reading? (Che libro hai appena terminato?)
  • What do you think you’ll read next? (Quale pensi che sarà la tua prossima lettura?)



What are you currently reading?


Ho finito circa un'ora fa The Lost Herondale (Tales from Shadowhunter Academy #2) di Cassandra Clare & Robin Wasserman. E' un racconto in verità, quindi ho impiegato davvero poco per divorarlo. Il primo non mi aveva convinto poi tanto ma questo mi ha piacevolmente sorpreso. Aspettavo di finirlo per decidere se acquistare o meno i restanti... A quanto pare lo farò!

What did you recently finish reading?


Ho finito da poco Bad Romeo (Starcrossed, #1) di Leisa Rayven e Deep (Stage Dive, #4) di Kylie Scott. Sono rimasta delusa da entrambi, se proprio devo esser sincera. Da Bad Romeo mi aspettavo qualcosa di epico e, in effetti, qualcosa di epico l'ho trovato. Un epico sfruttamento della tensione sessuale per mantenere alta l'attenzione del lettore. Deludente.
Mentre Deep non è proprio malvagio ma, considerando che è l'ultimo della serie e che i protagonisti erano già volti noti, mi aspettavo un risvolto ben diverso da quello che mi sono trovata a leggere. Delusione anche qui, ma meno accentuata.

What do you think you’ll read next?


Ho deciso che oggi inizierò Nocte (The Nocte Trilogy #1) di Courtney Cole. Ne ho sentito parlare bene e la mia curiosità ha avuto la meglio. Speriamo di non rimanerne delusa.


E voi? Quale sono le vostre tre W?
C'è stato qualche libro che non ha rispettato le vostre aspettative? 

giovedì 2 aprile 2015

Attraverso il vetro

Sono nata e cresciuta nelle campagne pontine, a pochi chilometri dalla città eterna. Per me il mare distava 20 minuti di treno o 15 d'auto. Il caos della metropoli era a 35 km da casa e per vedere la neve dovevi farti circa un'ora e mezza di viaggio.
Inverni freddi e umidi, estati bollenti e sudate.
Poi, a settembre del 2012, siamo partiti per Zurigo.
Buffo come la Svizzera fosse una delle mete che non avevamo mai considerato. Si pensava all'Inghilterra, l'Olanda, la Danimarca, la Germania... Si è fatto un pensierino persino alla penisola scandinava.
La Svizzera no, mai.
Semplicemente, non c'abbiamo mai pensato.
E così, ironia della sorte, siamo finiti a vivere nell'ultimo posto che avremmo mai preso in considerazione.

E' facile innamorarsi di questo piccolo stato.
L'ordine, l'educazione, la pulizia, la precisione e le immense vallate verdi ti conquistano in poco tempo. 
Ti manca il mare ma trovi un uso del lago che non ti saresti mai aspettata. Sempre pulito, pieno di impianti balneari, curato in ogni minimo dettaglio. L'estati diventano meno solari ma ti godi comunque temperature sopra i 30 gradi, senza l'umido che ti rende appiccicosa la pelle.
L'inverno ti mostra un mondo davvero diverso al quale eri abituato.
Niente umidità e neve come se non ci fosse un domani.
Temperature che scendono sotto lo zero quotidianamente, notti gelide che ti fanno trovare la ciotola del cane completamente ghiacciata. Eppure, temperature di tarda primavera in ogni casa o locale.
Impari ad uscire con vestiti primaverili anche quando fuori il termometro ha toccato i -10°C. Ti basta un cappotto caldo, guanti, sciarpa, cappello e degli stivali imbottiti che non si bagnano con la neve. In casa sempre magliette a maniche corte e scalza, se i tuoi riscaldamenti sono a pavimento.
Chiami casa con skype e ti ritrovi a parlare con un padre avvolto in maglioni pesanti, che gela quando fuori ci sono 4 gradi, mentre tu, con la tua t-shirt, ti volti a guardare la neve che cade copiosa e porta a -7 la temperatura esterna.

Inizi ad abituarti a vivere in un post che è una vera città ma che non conosce il caos nel quale tu sei abituato a vivere. Una città che conta 500 mila abitanti e i cui ingorghi sono rari e possono portarti via 30, 40 minuti al massimo. Dove, quando sei fermo in fila, ti trovi ad ammirare una volpe uscita dalla boscaglia che zampetta sul marciapiede, oppure se è mattina trovi i cervi al pascolo. Aironi, cicogne e falchi che solcano i cieli.

Poi ci sono le case. Diverse da quelle a cui ero abituata. Più basse, con tetti spioventi e vetrate immense. 
Quando vai in giro di sera e sei in auto ma non alla guida, finisci sempre con l'esser rapito da quelle vetrate. Con curiosità passi da casa in casa, ammiri arredi, partecipi a cene, guardi film in tv. La quotidianità serale di centinaia di famiglie è lì, lontana solo qualche metro.
Attraverso il vetro puoi immergerti in tutto questo, rare sono le tende che schermano le Wohnzimmer, così tipicamente svizzere. A volte con tocchi di stile chiaramente stranieri. Un bandiera portoghese qui, una spagnola lì, un quadro con il Colosseo in quella casa, un'altro con la Torre Eiffel nell'altra.

Mi piace vivere qui. Usare il lago in estate e avere decine d'impianti sciistici a pochi chilometri da casa. La città che si mischia alla foresta, il caos limitato e la multietnicità che non ti fa mai sentire pienamente straniero.


Tutte le foto sono miei scatti, fatti a Zurigo e dintorni. In estate, primavera ed inverno.